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franca merighi 42

Franca Merighi

Sono nata a Milano, per caso, perché i miei genitori e tutta la mia famiglia sono di Bondeno (Ferrara). Avevo solo 5 anni, quando emigrammo tutti in America, nel bellissimo e prospero Venezuela, che ora purtroppo non è nemmeno l’ombra di quel paese meraviglioso che ci ha accolto con amore, dove sono ... (continua)


La sua poesia preferita:
Ancora e sempre PARKINSON
Sento un immenso sconforto
questo nemico senza cuore
mi fa andare tutto storto
ed è grande il mio dolore.

Vorrei...  leggi...

Nell'albo d'oro:
It seems to me
When I hear the wind
blowing so strongly
it seems to me you’re here!
.
When the clouds move so quickly
and change the...  leggi...

Tu y yo
Caminamos en la vida
por diferentes senderos
y aunque pasen mil años
jamás nos encontraremos.

Somos como el mar y el cielo,
como la luna y el sol,
tu tan alta en tu riqueza,
yo tan pobre con mi amor.

Me miras de arriba a abajo
para ti soy un...  leggi...

Triste realtà
Mille volte la mia penna
lontano vorrebbe andare
ma non può continuare
ad ogni tratto tentenna...

La tristezza padroneggia
nell’intimo del mio cuore
e fuggire da lei vuole,
mi ferisce, mi danneggia

Mentre scrivo, mi dispero
la difficoltà mi...  leggi...

Fantasia morente
Sono ferite le ali della fantasia,
ella è inerte, non può più volare,
chiusa in se stessa, senza l’allegria,
sperando che qualcosa la faccia risvegliare...

Era agile, saltava in mezzo ai prati,
felice percorreva laghi e fiumi,
ora, non si muove, e...  leggi...

Sognar di sognarti ancora
Vorrei tanto sognarti,
avere l’illusione
d’incontrarti veramente,
di sentire la tua mano
che sfiora la mia mano
la tua vicinanza ardente
il tuo profumo inebriante
la tua voce suadente...
Il suono delle campane
mi desta di soprassalto
sognar di...  leggi...

Notte Santa
E’ nato un Re
in una stalla,
è nato povero
e senza culla,
Che regno strano:
senza uno scettro
senza corona,
senza un nonnulla...
Ma tutti vanno
ad adorarlo,
quel bimbo povero
quel bimbo bello.
E quella notte
la Notte Santa
un dolce...  leggi...

Lo leo en tus ojos
Aunque me digas
que no me quieres
lo leo en tus ojos bellos
que cada vez que me miran
me mandan miles destellos
y me dicen claramente
que algo por mi tu sientes...

Te quiero cerquita de mi
como la arena y el mar
como la abeja y la flor
yo,...  leggi...

Parole inutili
Queste parole spazzate via dal vento,
inutili parole senza frutto
come tristi campane che suonano per lutto
come le notti...  leggi...

Cobardía
Cuantas veces he probado
a decirte que te quiero
pero me falta el valor
porque arriesgarme no puedo...

si me rechazas me muero
de sufrimiento y de pena
por éste amor que me quema
y me consume por dentro...

Lo sé, es una...  leggi...

Fuego en la Tarde
Atardecer de fuego
anaranjados y rojos
como pinceladas
que se mezclan con armonía
entre el mar y el cielo.

Esa luz maravillosa
que se refleja en tus cabellos
y que enciende tus mejillas
y despierta mis deseos.

Mágicos...  leggi...

Come le foglie in autunno
Come le foglie in autunno
sbattute qua e là dal vento
sollevate a volte, imprigionate altre
così sono io, così mi sento...
Come dentro a un mulinello
che non si ferma mai
giro, giro, senza meta, e il mondo
mi appare più...  leggi...

Franca Merighi

Franca Merighi
 Le sue poesie

La sua poesia preferita:
 
Ancora e sempre PARKINSON (09/04/2021)

La prima poesia pubblicata:
 
Come le foglie in autunno (31/10/2015)

L'ultima poesia pubblicata:
 
Passi indietro (20/08/2025)

Franca Merighi vi consiglia:
 Parole inutili (08/11/2015)
 Con pluma y papel (30/05/2017)
 Autumn with you (23/09/2017)
 Quando sbocciano le viole (18/02/2020)

La poesia più letta:
 
Cobardía (12/01/2016, 11369 letture)

Franca Merighi ha 11 poesie nell'Albo d'oro.

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Autore della settimana
 settimana dal 19/11/2018 al 25/11/2018.
 settimana dal 21/08/2017 al 27/08/2017.

Franca Merighi
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Non so chi sono

Fantasy




Apro gli occhi e mi guardo intorno. Non capisco dove sono, potrebbe essere un ospedale, sicuramente lo è.

Sono sola nella piccola cameretta bianca, circondata da apparecchi d’ ogni tipo e nel braccio sinistro ho una flebo che scende lentamente. Con fatica cerco il campanello. Voglio parlare con qualcuno. Si lascia così una che si suppone non stia bene? Finalmente lo vedo, ma sta proprio nel lato sinistro e non voglio fare manovre pericolose. Con voce quasi normale chiamo l’ infermiera, che per fortuna mi sente e viene subito dentro alla cameretta.

Mi chiede come mi sento, se mi fa male qualcosa, io le rispondo di no, per fortuna non mi fa male niente, o meglio si, mi fa male la testa, ma... non ricordo cosa sia successo, non ho la minima idea di chi sia io, come mi chiamo e perché mi trovo in un ospedale...

L’ infermiera capisce subito che ho perso la memoria, almeno per il momento e mi spiega che ho avuto un incidente con la macchina, che è andata completamente distrutta. Chi l’ ha vista non avrebbe scommesso che l’ autista fosse rimasto vivo....

Nessuna di queste spiegazioni avevano acceso qualche luce nel mio cervello, mi disse pure che ero sola al momento dell’ incidente, e nella mia borsa avevano trovato i miei documenti. Mi chiamo Rita Citerei, ho trentacinque anni e sono disoccupata. Erano tre giorni che mi trovavo in un ospedale di Bologna; il personale si era preoccupato di telefonare al numero che avevano trovato in mezzo alle mie carte, ma nessuno aveva risposto.

Andiamo bene! pensai. I casi erano due: o non avevo nessuna famiglia che si preoccupasse per me, oppure a nessuno interessava la mia sorte.

Strano però, non ero disperata per questo, presi la cosa molto alla leggera, pensando che prima o poi mi sarei ricordata di tutto.

Dopo una mezz’ ora entrò un medico che vedendomi mi disse subito:

Vedo che si sta riprendendo benissimo, malgrado la brutta botta che ha preso nella testa. Non ricorda ancora nulla?"

Era un medico molto carino, giovane e simpatico, cosa volevo di più? Feci una smorfia con la bocca e (mentendo per tenerlo ancora vicino a me) dissi:

"Veramente, anche se lei dice che mi sto riprendendo benissimo, mi sento la nausea e giramenti di testa".

"E’ normalissimo, replicò lui, strano sarebbe che non avesse questi sintomi. Ora cerchi di riposare, poi più tardi verrà l’ infermiera a provarle la pressione e metterle un’ altra flebo".

Un’ altra?” domandai io, già pentita di aver detto una bugia. Ero patetica, aver paura di una flebo era il colmo!!

"Cosa vuole che sia? dentro ci farò mettere qualcosa per i sintomi che mi ha detto. La saluto e le auguro una notte tranquilla, buona sera".

Ben mi sta! pensai. Meno male che non dissi che stavo malissimo, cosa mi avrebbero fatto altrimenti?

Passai abbastanza bene la notte e quando venne l’ infermiera mi disse che mi avrebbe levato la flebo e che se volevo, mi avrebbe accompagnata in bagno. Io risposi subito di sì e facendo uno sforzo mi sedetti sul letto con le gambe a penzoloni.

L’ infermiera vedendo che non avevo difficoltà a muovermi mi disse che sicuramente il medico non avrebbe esitato a mandarmi a casa...

Solo in quel momento mi resi conto che per me, tornare a casa, non aveva senso. Quale casa? Dove? Con chi? Per la prima volta mi sono sentita dentro tanta paura e grande angoscia e scoppiai a piangere come una vera cretina! L’ infermiera mi guardò spalancando gli occhi e portandosi una mano alla bocca! Dio, cosa aveva detto! Avrebbe dovuto tacere, e ora l’ avrebbero ripresa sicuramente.

Aspettai con ansia l’ arrivo del medico, erano già le undici e non si era ancora visto. In quelle ore di attesa la mia mente cercava disperatamente di ricordare qualcosa, magari un piccolo dettaglio... ma niente di niente. Non era facile affrontare ora la vita, da dove dovevo incominciare se non avevo nemmeno una minima pista?

Come se avesse letto nei miei pensieri sentii la voce del medico che entrando in quel momento disse subito che potevo rivestirmi e siccome era ora di pranzo mi invitò ad andare con lui. Ero molto pallida e nel mio viso c’ erano i segni di una grande preoccupazione.

Andammo a mangiare in un posto molto carino, ma quasi non toccai il cibo. Allora Ernesto, cioè il Dott. Ernesto Conte, mi disse che dovevo sforzarmi a mangiare se volevo affrontare la difficile situazione e che saremmo subito andati dai carabinieri per spiegare l’ accaduto.

Dopo un’ ora di domande d’ ogni tipo, il Comandante dei Carabinieri mi disse che avrebbero fatto tutte le indagini possibili per scoprire la mia provenienza, che non dovevo preoccuparmi perché casi come il mio, ne avevano risolti parecchi.

Uscimmo dalla caserma dei Carabinieri molto più sereni, ma ora si presentava un altro problema, nel mio portafoglio c’ erano pochi euro e non sarebbero stati sufficienti per andare in albergo. Ernesto mi disse che, se stavo pensando alla sistemazione notturna non c’ erano problemi, il suo era un grande appartamento di tre stanze e c’ era tutto il posto del quale avrei avuto bisogno.

Io lo guardai riconoscente e sorridendogli gli domandai come avrei potuto ricambiare tutto il disturbo che gli stavo dando. La sua risposta mi piacque ancora di più: mi fece capire che se si era preso questo impegno lo avrebbe portato fino in fondo, che a lui non piacevano le cose a metà e che io non dovevo ricambiare assolutamente nulla!

Così incominciò per me una nuova vita, una vita strana, una specie di limbo, vivendo sotto lo stesso tetto di un medico che, inutile negarlo, mi piaceva un sacco, ma che non sapeva chi fossi io, né se poteva fidarsi di me.

Passarono altri tre giorni, finalmente il suono del telefono mi fece sobbalzare dalla poltrona dove ero seduta. Era il Comandante dei Carabinieri che voleva vedermi subito perché aveva delle notizie per me. Il cuore prese a battermi fortissimo, mille cose passarono per la mia testa, mi facevo, da sola, mille ipotesi: e se fossi stata sposata? se avessi avuto dei figli? Insomma, era inutile stare li a spremersi il cervello. La cosa migliore da fare era quella di andare subito alla stazione dei Carabinieri.

Chiamai Ernesto che mi spiegò che in quel momento era molto occupato con un paziente grave, mi consigliò di prendere un tassì e di non preoccuparmi perché lui mi avrebbe raggiunta al più presto

Seduta davanti al Comandante, non potevo nascondere la mia impazienza. Lui se ne accorse e, per mettermi a mio agio, mi spiegò che aveva per me solo buone notizie. Avevano indagato e saputo che un uomo mi stava cercando, era il mio fidanzato, l’ impresario Silvio Dacini che sarebbe arrivato tra pochi minuti per portarmi a casa sua. Quel nome non mi diceva niente e pensai che se veramente mi avesse cercata, sicuramente avrebbe saputo subito quello che mi era successo. Non sapevo perché, ma quella notizia invece di tranquillizzarmi, mi agitò ancora di più.

Il Comandante dei Carabinieri aveva un’ espressione soddisfatta. Io rimasi in silenzio, senza mostrare alcuna emozione, e una paura assurda incominciò a invadermi tutta.

Effettivamente, dopo poco tempo, l’ elegantissimo signor Silvio Dacini fece ingresso nell’ ufficio del Comandante e appena mi vide, esclamò: "Rita! Tesoro! Che spavento mi hai fatto prendere! "

Non feci in tempo a rispondere che vidi a Ernesto venire verso di noi. si avvicinò a me sorridente ed io gli presentai il mio "fidanzato". Quest’ ultimo non gli diede nemmeno la mano, lasciando Ernesto con la sua distesa e, prendendomi per un braccio, facendomi male, salutò il Comandante e mi trascinò fuori, verso la sua macchina. Questo lo fece in un modo sgarbato, mi spinse sul sedile chiudendo lo sportello con forza. Hei!!! Che modi sono questi?" Gli domandai molto arrabbiata.

Lui mi guardò quasi con odio dicendomi che ero la solita poco di buono! Che mi erano bastati pochissimi giorni per "mettermi" con il bel dottorino. Continuò sostenendo che gli avevo fatto fare una figuraccia davanti a tutte le sue amicizie, sparendo con la macchina senza fargli sapere dove mi trovassi! Una rabbia sorda mi accese il viso fino a farmelo diventare rosso come un peperone. Ma chi si credeva di essere con quella prepotenza e quell’ aria di superiorità che non sopportavo! Gli urlai di farmi scendere subito da quella macchina, ma lui accelerò ancora di più arrivando davanti ad una lussuosa villa, scese in fretta, mi tirò fuori con la stessa violenza di prima e mi portò fino all’ ingresso, poi, con uno spintone mi fece entrare in casa buttandomi a terra.

Fu proprio in quel preciso istante che, come per incanto, mi si aprirono tutti i sensi, la mia testa ricordò chiaramente un episodio molto più violento: il suo corpo sopra il mio e le sue braccia e mani che come una morsa, immobilizzavano le mie. Io, che con tutta la forza di cui ero capace cercavo di divincolarmi, finché la mia mano toccò qualcosa di pesante e con un gesto fulmineo lo colpii alla testa.

Lui cadde di lato senza muoversi, mentre il sangue gli usciva copioso. Spaventata a morte mi alzai con fatica, corsi fuori e presi la sua macchina parcheggiata davanti alla casa. Per fortuna lasciava sempre le chiavi inserite, così con uno stridore di gomme me ne andai guidando come una pazza, fu allora che ebbi l’ incidente andando fuori strada...

Ora mi ritrovavo nelle stesse condizioni, ma questa volta si sentivano echeggiare le sirene dei carabinieri e a me sembrò di udire la musica più bella del mondo! Con loro c’ era anche Ernesto che aiutandomi ad alzarmi dal pavimento mi strinse nelle sue braccia calde e protettive spiegandomi che, per fortuna, il Comandante aveva capito al volo le brutte intenzioni di quel tipo, e così dicendo, mi strinse ancora più forte sussurrandomi: "Tranquilla, ora ci sono io..."








Franca Merighi 10/12/2020 09:27 3 844

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.

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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Bellissimo racconto che si legge tutto d’un fiato, il lettore è curioso e desidera sapere come va a finire questa storia che è in bilico tra fantasia e realtà. C’è un sottile filo invisibile che separa la fantasia dalla realtà, la Poetessa e Scrittrice ha saputo districarsi bene nel dipanare la storia.»
Sara Acireale

«Commovente ho gli occhi lucidi... Grazie dolcissima Franca e ti auguro a casa tua...»
Fadda Tonino

«Una storia coinvolgente e meno male che è Fantasy! Se fosse stata vera sarebbe stato un vero incubo da non augurare a nessuno. Per fortuna, nel finale, tutto si risolve. Letta con attenzione. Brava Franca.»
Vivì

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Era un giorno di pioggia
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Angela
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Naufraghi
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L’anello con brillantino
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Voglio credere in te - (Seconda parte)
Voglio credere in te
Freddo dentro al cuore
Tu sei la mia ispirazione
Cenerentola al contrario
Non mi mancava niente
Indipendenza e Amore
Per sempre unica
Ti conosco troppo bene
All’improvviso
Sacrificio d’amore
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Era il 1942
Comicità e Satira
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Dramma
La mia vita cambiata
Disperazione silenziosa
Sei vecchia, devi ubbidire!
Lasciami vivere
Quell’ amore lontano
Quando i soldi non servono
Passi nel buio
Erotismo e per adulti
Due cuori alluvionati
Fantasy
Non era facile per niente
Non so chi sono
Gelato indigesto
Soffitta magica
Non è un classico!
Sono una parte di te
Stupida gelosia
Il figlio ritrovato
Una ragazza nel parco
C’era una volta
Gelosia
Incontro colpevole
Standing ovation
Una storia come tante
Un amore impossibile
La mia notte brava
La scatola d’argento
Non tutti i mali vengono per nuocere
Poteva andare peggio
Una vita perfetta
Il coraggio di cambiare
Orgoglio ferito
Wanda
Giallo e Thriller
ORE Di ANGOSCIA
Notte d’orrore
Luigi e Maddalena
Una serata tranquilla
Ragazzi
Tutti i fiori del mondo non basteranno
Tutti i fiori del mondo non basteranno
Gioco pericoloso
Una vita sbagliata
Voglia di libertà
Autunno da dimenticare
Noia
CRESCERE PER FORZA (seconda e ultima parte)
Crescere per forza
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Fiaba di Natale
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